Fino a pochi giorni fa il nome di Vic Wild è stato sconosciuto ai più, salvo poi salire con prepotenza alle cronache sportive di Sochi per avere vinto ben due medaglie d’oro per la Russia nello snowboard alpino – ed avere contribuito in misura fondamentale alla vittoria complessiva russa nel medagliere finale.
La curiosità è che Vic è nato americano e dopo avere gareggiato in passato per il Team USA – è passato recentemente dal 2011 nel team Russo, dopo avere ottenuto la cittadinanza per avere sposato la snowbordista russa Alyona Zavarzina, anche lei campionessa olimpica.
Il motivo per cui Vic ha abbandonato il Team USA non è solo per amore di Alyona – ma anche per avere la possibilità di gareggiare a pieno nel suo sport preferito.
In altre parole, è stato messo dalla Federazione Americana di Snowboard (USSA) nelle condizioni di non potere che andarsene, dato che lo snowboard alpino, infatti, è uno dei pochi sport olimpici di cui la USSA si disinteressa apertamente e dichiaratamente.
Delle sole 4 disciplne olimpiche sulle 89 presenti ai giochi di Sochi cui gli USA non hanno partecipato ben 2 appartengono allo snowboard alpino.
Meno circense ma più tecnico delle altre discipline del settore come l’halfpipe e lo slopestyle, l’alpine snowboard è una disciplina che male si concilia con i tempi televisivi e gli spot pubblicitari – così che gli sponsor non sono interessati a finanziarla. Poichè quindi la USSA ha smesso di finanziare adeguatamente gli atleti dell’alpine snowboard – di fatto gli americani hanno smesso di coltivare il settore di questa disciplina sportiva.
Una logica che farebbe rabbrividire se applicata ad altri ambiti della vita, come quello della ricerca scientifica. Immaginiamo quante Facoltà di Filosofia o Conservatori di Musica Classica ci sarebbero se a finanziarLe fosse solo il settore privato, più interessato ad avere Ingegneri meccanici o cantanti rap – indubbiamente più richiesti dal mercato.
L’aspetto fastidioso è che non in molti hanno presentato la vicenda di Vic in questi termini, ovvero come un atto d’accusa di uno spirito olimpico USA che di fatto è dipendente cronicamente dagli sponsors e da una logica consumista – fino a tal punto da mettere in discussione i principi stessi dello di base del diritto allo sport olimpico (come il diritto di ogni atleta a partecipare alla competizione).
Si è preferito invece personalizzare la vicenda sulla scelta del povero Vic – additato da alcuni media USA addirittura come lo snowborder “pagato da Putin”, un epiteto che la dice tutta sull’immagine negativa che si è cercato di affibiargli.
Il che suona come una critica paradossale da parte di un paese – gli USA – che per decennia ha naturalizzato centinaia di atleti provenienti da tutte le parti del mondo (molti anche dalla Russia per inciso) – pretendendo poi giustamente che essi venissero rispettati come rappresentanti a pieno della bandiera a stelle e strisce.
Concludo dicendo che non è vero che Vic ha dato alla Russia due medaglie che sarebbero andate in caso contrario al Team USA – ma che – viceversa – la Russia ha investito nel suo talento e ha fatto si che il ragazzo vivesse le olimpiadi dal gradino più alto del podio piuttosto che dal divano del suo salotto in America.
C’è una bella differenza tra un atleta acquisito ed uno acquistato.
Vic Wild appartiene senza dubbio alla prima categoria.
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