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A Palazzo Marini il primo Forum Euro Russo dell'IsAG

15:19 01.10.2013 •

    

Martedì 24 settembre 2013, presso la Sala delle Colonne di Palazzo Marini (Camera dei Deputati) nel centro di Roma, si è tenuto il primo seminario internazionale del Forum Euro-Russo organizzato dall’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e dall’Institut de la Démocratie et de la Coopération (IDC) di Parigi. Nel corso dell’evento si è discusso dello stato dei rapporti tra l’Europa e la Russia sotto una triplice angolatura – la sfera della sicurezza continentale e della lotta antiterrorismo, il presente e il futuro della cooperazione economica, i legami culturali e scientifici – attraverso tre sessioni di lavoro ove sono intervenuti alcuni fra i maggiori specialisti internazionali dei singoli argomenti.

I lavori della conferenza sono stati aperti dai saluti dell’On. Andrea Colletti, che ha ringraziato gli organizzatori a nome della Camera dei Deputati, dei Presidenti Tiberio Graziani per l’IsAG e Natalija Naročnickaja per l’IDC, e dell’Ambasciatore della Federazione Russa presso la Repubblica Italiana Sergej Razov. Nel salutare i relatori e gli ospiti presenti, Razov ha sottolineato come la Russia guardi all’Italia nella duplice veste di Paese membro dell’UE e di Stato mediterraneo con cui Mosca ha una consolidata tradizione di rapporti commerciali, culturali e politici, auspicando che i rapporti futuri siano improntati a una maggiore concretezza nelle decisioni.

Dario Citati

Proprio sull’ampiezza dello spettro semantico della definizione “Forum Euro-Russo” si è concentrata la prolusione iniziale di Dario Citati, Direttore del Programma “Eurasia” dell’IsAG e moderatore delle tre sessioni di lavoro. Il Forum va inteso come una piattaforma dove fare il punto sui rapporti tra Federazione Russa e Unione Europea e al contempo su quelli fra la Russia e i singoli Stati europei. Si tratta di due piani non sempre coincidenti, perché talora si è osservato che il livello bilaterale registra una capacità di cooperazione assai maggiore rispetto a quello che si realizza in sede comunitaria. Tuttavia, gli eventi degli ultimi mesi – il G-20 di San Pietroburgo, le posizioni sulla crisi siriana, i tentativi di superare la crisi economica – sembrano dimostrare che i rapporti euro-russi possano oggi diventare positivi come forse non lo sono mai stati in passato.

Nel panel dedicato alla sicurezza continentale, il primo intervento è stato pronunciato dall’Ambasciatore della Federazione Russa presso la NATO Aleksandr Gruško. Egli ha rimarcato come gli eventi più recenti, in particolar modo il caso della Siria, abbiano consentito a molti osservatori di parlare d’una vera e propria rinascita della diplomazia classica come strumento per affrontare i temi più difficili delle relazioni internazionali, soppiantando l’approccio unilaterale che ha dominato in molti frangenti del post-Guerra Fredda. Proprio da questa base possono ripartire anche i rapporti tra la Russia e la NATO, che negli ultimi anni sono stati gravati da una mancanza di fiducia reciproca che occorre ricostruire.

Giovanni Brauzzi

Giovanni Brauzzi, Direttore Centrale per la Sicurezza del Ministero degli Esteri, ha aggiunto che occorre ritornare allo “spirito di Pratica di Mare”, ovvero al clima che fece da sfondo agli accordi siglati nel 2002 tra Russia e NATO, quando si passò da un formato 19+1 ad un approccio in cui la Russia si interfacciava in modo più diretto con i singoli membri dell’Alleanza Atlantica. Alcune scadenze prossime, come la nomina del nuovo segretario NATO nel 2014, possono rappresentare in questo senso dei segni tangibili di un ritorno ad un approccio collaborativo.

Andrej Volodin, professore presso l’Accademia Diplomatica e l’Accademia delle Scienze russe, ha invece tenuto un intervento dedicato all’Unione Eurasiatica e all’importanza che questa nuova realtà può rivestire anche per la sicurezza europea. L’aspetto più importante in questa direzione è rappresentato dal progetto di inaugurare una nuova industrializzazione su larga scala, in cui potranno essere coinvolti anche i Paesi europei beneficiando di strutture in grado di consentire un maggior coordinamento internazionale della sicurezza in ambito continentale.

Paola Brunetti, Natela Šengelija, Dario Citati, Tiberio Graziani

Nel secondo panel, dedicato alla sfera della cooperazione economica, sono intervenute Natela Šengelija, Presidente della Rappresentanza Commerciale della Federazione Russa in Italia, e Paola Brunetti, Dirigente presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Entrambi gli interventi hanno illustrato aspetti tecnici attraverso un’esposizione rivolta ad un pubblico ampio, concentrandosi in particolare sulle relazioni economiche italo-russe: la 23esima sessione della Task Force italo-russa che si terrà a Torino il 12 novembre 2013, il recente progetto di costruzione del Superjet 100 grazie alla collaborazione Alenia-Sukhoi, l’anno incrociato del turismo nei due Paesi che sarà previsto per il 2014. Sono tutti aspetti che confermano la complementarità fra due Paesi che hanno peraltro una necessità comune per il futuro: quella di valorizzare le realtà locali e “periferiche”, colmando i divari di sviluppo interni a ciascun sistema-Paese.

Ekaterina Narochnickaja, Natalija Narochnickaja, John Laughland, Roberto Valle, Tiberio Graziani

La terza sessione di lavoro è stata aperta dal professor Roberto Valle, docente di Storia dell’Europa Orientale presso l’Università Sapienza di Roma, che ha inquadrato la cultura russa all’interno di una prospettiva paneuropea. Per recuperare un’intesa in termini culturali, la decostruzione dell’immaginario europeo sulla Russia come terra di barbarie deve andare di pari passo con la percezione rinnovata dell’Europa come “patria dei santi miracoli” – cioè come faro di civiltà – da parte della Russia.

John Laughland, Direttore dell’Institut de la Démocratie et de la Cooperation, ha invece analizzato il rapporto russo-europeo concentrandosi sull’inedita sintonia tra il Cremlino e la Santa Sede, che sembra aver avuto un riscontro concreto nella proposta russa sul controllo delle armi chimiche siriane, in ottemperanza all’auspicio del Vaticano. Mettendo a confronto i diversi messaggi di auguri che i Capi di Stato hanno rivolto a Papa Francesco all’indomani della propria elezione, Vladimir Putin è stato in assoluto l’unico a fare esplicito riferimento ai valori cristiani come terreno comune per costruire buone relazioni. Laughland ha ricordato anche la visita di Dmitrij Medvedev a Notre Dame di Parigi nel 2010, per pregare davanti alla Corona di spine portata nel 1239 da Luigi IX di Francia, una delle reliquie più care alla cristianità occidentale. Malgrado la differenza confessionale, la Russia sembra oggi avere a cuore la tradizione europea più degli Europei stessi.

Ekaterina Naročnickaja, professore presso l’Accademia delle Scienze di Russia, ha sottolineato come molte crisi internazionali rivelino non soltanto interessi geopolitici diversi, ma anche lo scontro di diverse visioni morali: ad esempio il caso della Siria, che al di là delle strategie ha visto il riproporsi di un atteggiamento egocentrico da parte occidentale.

Nell’intervento conclusivo di Natalija Naročnickaja si è insistito ulteriormente sulla difesa del diritto naturale in Russia e su come la cultura odierna in Europa, impregnata di secolarismo postmoderno, fraintenda e mistifichi la posizione russa. Molte tendenze politico-culturali che vengono presentate come l’ampliamento di nuovi diritti costituiscono in realtà una vera e propria rivoluzione antropologica, tesa ad annientare i valori della famiglia e di tradizioni culturali e religiose millenarie che hanno reso l’Europa un modello di civiltà per il resto del mondo. La crisi demografica ed economica che vive il mondo europeo va di pari passo con la sua perdita di attrattiva sul piano culturale, che solo una maggiore valorizzazione del proprio passato potrebbe invertire.

Le conclusioni di Tiberio Graziani, presidente dell’IsAG, hanno infine rimarcato come la vastità degli argomenti trattati al Forum riflettano le enormi opportunità di discussione e approfondimento che le controparti russa ed europea devono sfruttare per trovare la propria collocazione nel futuro assetto multipolare del mondo.

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